“Bello, bello, fatelo di nuovo”, “Mi sono divertita imparando in maniera dinamica e coinvolgente!” Queste sono solo due delle testimonianze che i partecipanti al nostro primo gamefood “Il Paladino della Biodiversità” ci hanno consegnato.
Ci piace partire dalle emozioni delle persone che hanno partecipato a questo nuovo gioco, ideato per portare un messaggio di bellezza e cultura del cibo e della materia prima.
Curiosità, spirito di osservazione e una sana competizione, sono approcci al gioco raccolti in un ritmo naturale, dove il piacere e l’apprendimento sono intervallati dal mettersi in gioco attraverso i sensi.
Momenti di gioco
Così succede che ci sono persone che per la prima volta hanno vissuto la spiegazione di un chicco di grano, che viene da Aleppo (Siria) raccontato dai loro ricercatori (Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando), in maniera così poetica e scientifica allo stesso tempo, da rimanere meravigliati come bambini che ascoltano le fiabe.

Salvatore Ceccarelli

Criastiano Fenzi
Racconti di gesti antichi, come quelli che facevano i mugnai, riprodotti in un mulino storico, il palcoscenico naturale che ha accolto questa storia di gioco.
Un suono di campana improvviso, segnalava ai giocatori, una nuova missione per accedere allo step successivo, ma non è una campana qualunque, è un campanaccio delle mucche, che riporta a pascoli d’alta montagna.
Tutti i partecipanti man mano si lasciavano trasportare da queste dinamiche e si facevano sempre più interpreti di questo nuovo ruolo che li vedeva protagonisti, per diventare dei Paladini della Biodiversità.
Comunicare con i Gamefood
Oggi parliamo di viaggi esperienziali, di food travel creator, nuove formule, nuovi modi di portare le persone a fare esperienze che possano lasciare una memoria, perché si sa, quando provi emozioni, fissi nella memoria dei momenti, che desideri manifestare.

Vagabondareconstile
Si parte dal seme, dalla Biodiversità, per riportare le persone a conoscere le storie di chi c’è dietro a questo lavoro così meraviglioso e altrettanto duro che è quello di creare nutrimento sano per le persone.
Una forma di educazione alla spesa?Un viaggio sensoriale per fissare nuove memorie del gusto, una nuova capacità di far fede ai propri sensi, questi sono gli elementi che fanno del gamefood un format nuovo, un viaggio da condividere insieme.

Gamefood

Gamfood

Gamefood
Apprendere in maniera attiva, per noi significa stimolare, offrendo nuovi strumenti utili a capire che cosa sia la qualità, quali sono i parametri che la determina e come riconoscerla.
Emozionarsi mangiando una fetta di pane con l’olio, chiudere gli occhi e lasciarsi andare o sbarrarli esclamando “Uhmm…che buono!”e, sentirne i profumi, la consistenza in bocca, dare attenzione alle cose semplici, che poi così semplici non sono perché oggi giorno sono dei prodotti mistificati, rovinati dalla volontà commerciale.
Un po di retroscena del gioco
Ci guardavamo negli occhi Michela ed io, mentre si riempivano i sacchettini di grano per il gioco, anche noi divertiti, perché tornar bambini fa star bene, fa ritornare quella voglia di leggerezza e fantasia che rendeva quel tempo unico.

Gamefood
Diciamo spesso che il viaggio è fatto di tappe e l’arrivo alla meta è l’ultimo gesto che racchiude tutte le emozioni che man mano hai raccolto e vissuto durante il percorso; siamo desiderosi di portare una tappa di consapevolezza rispetto al cibo che nutre.
Come si organizzano i giochi, come coordinare gli “attori” e rendere il gioco unico in una dimensione reale, sono gli step che impegnano maggiormente, così tra l’immaginarselo e il viverlo passa qual filo di sogno, di meraviglia di timore che solo chi ha deciso di partire per una meta ignota può provare…ma è così bello!
Questo per noi è un viaggio vero e proprio, che porta ad organizzare una partenza in maniera leggera e flessibile, con i giusti strumenti e la bellezza di arricchirsi strada facendo conoscendo persone e raccontando storie.
Come è andata a finire?
Vi chiederete chi ha vinto questo primo gamefood?
Bene, siamo felici di dire che ha vinto la più giovane del gruppo, Giulia! Abile nei giochi e nel difendere i propri sacchettini della popolazione evolutiva di Aleppo dalle Coorporazioni, riuscendo a diffondere i chicchi a tutta la filiera produttiva.

Giulia, la vincitrice
Ci piace concludere questa esperienza con una citazione:
“Quando non sappiamo più dove viene prodotto il pane che mangiamo, da dove provengono il grano e le farine, quando perdiamo i contatti con chi coltiva, chi macina, chi impasta e cuoce, allora significa che abbiamo perso il senso della comunità, della cittadinanza, della convivenza, e che sono altri a decidere sul nostro territorio e sulla nostra vita.”
Wu Ming 2
@vagabonfareconstile_vcs